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La globalizzazione trionfante modifica lo scenario giuridico internazionale, alterandone profondamente le articolazioni. Sono gli stessi contenuti e confini dei diritti nazionali e delle rispettive dogmatiche e dottrine a soffrire il mutamento. Dallo Stato nazionale stiamo passando a quello che Patrick Glenn ha chiamato nella sua ultima grande opera lo "Stato cosmopolita". Ma è uno Stato cosmopolita ancora uno "Stato" in senso proprio? E la scienza giuridica dello Stato nazionale (immersa nella prospettiva giuspositivista) è ancora capace di dar conto, ed operare efficacemente, con concetti che risalgono in buona misura allo statico e "sicuro" universo culturale del diciannovesimo secolo? Glenn non lo crede e segnala ciò che per lui è giusto una rivoluzione di paradigma. È la stessa logica del ragionamento giuridico che va ripensata, abbandonando le certezze essenzialistiche e deduttivistiche del pensiero occidentale (di matrice aristotelica). Quel modello di ragionamento - dice Glenn - veicola categorie formaliste che sono tipicamente quelle dell'ordine statale gerarchico e centralizzato. Ma la globalizzazione sembra condurci al di là di un ordine siffatto e piuttosto esige un pensiero fluido ed aperto, disponibile alla considerazione della defeasibility, della derogabilità della regola d'alta definizione e formalista propria dello Stato nazionale.